Tempo di gioco:
2122 minuti
Narrativamente pauroso, la storia è ben articolata, non presenta chissà quali picchi narrativi, fatta eccezione per qualche missione secondaria di grande pregio ma è l'attenzione per la scrittura a essere una scelta vincente, capace di rendere accattivanti i personaggi e le loro interazioni. C'è un sentore di unicità dopo ogni dialogo che introduce o termina missioni, missioni che ruotano sempre attorno a quei 5/10 tipi di meccaniche, ma che vengono arricchite da un contesto e un'interazione costruiti molto bene
Sebbene non sia un amante delle cutscene, qui non solo vengono inserite come collante nella storia evitando un buon 90% di caricamenti e aumentando l’immersività ma la loro costruzione registica, il movimento nello spazio dei personaggi e la messa in scena contribuiscono enormemente al realismo del titolo, permettendo di sorvolare anche sulla poca espressività dei volti (gioco del 2015 permettendo).
C’è però una “pecca” che riguarda una buona fetta di giocatori: molto di ciò che riguarda le dinamiche tra i personaggi è condizionato dagli eventi dei titoli precedenti. Di conseguenza, un neofita che si approccia a The Witcher 3 come prima esperienza potrebbe perdersi molte sfumature nei dialoghi.
Il gioco sa molto di epilogo e si percepisce, anche senza aver giocato i titoli precedenti, che questo è il viaggio finale di Geralt, il momento in cui chiude tutte le sottotrame con amici di vecchia data. In questo senso, mentre il fan della serie si esalta per ogni interazione, il neofita può godersi appieno la vicenda rinunciando però a molto di ciò che il titolo ha da offrire sul piano narrativo.
Probabilmente è questo il motivo per cui tanti giocatori finiscono per apprezzare maggiormente le missioni secondarie, che spesso raccontano storie a sé stanti slegate dalla trama principale.
Il pregio maggiore resta però quello di essere un GDR fatto bene. Le scelte nei dialoghi hanno un peso reale, cambiano la storia e permettono di delineare il personaggio che si vuole interpretare fino a creare, dopo ore di gioco, una coerenza narrativa con quanto deciso in precedenza.
Per quanto riguarda il mondo di gioco, siamo davanti a qualcosa di difficilmente eguagliabile. Non solo è ancora oggi competitivo sul piano grafico, grazie agli aggiornamenti, ma è soprattutto il lavoro minuzioso sul worldbuilding a rendere questo mondo vivo, vario e pieno di interazioni.
Tra città medievali, piccoli insediamenti, paludi, boschi e castelli, The Witcher 3 offre tutto quello che un fan del fantasy/medievale può desiderare, con scorci mozzafiato su vallate o tetri castelli infestati da esplorare.
Andare in giro a cavallo è estremamente soddisfacente non solo per gli scenari, ma anche per i numerosi punti d’interesse, missioni e segreti da scoprire.
I famosi punti interrogativi non sono altro che una decina di attività ricorrenti, che però riescono spesso a non scadere nella ripetitività grazie a un level design vario che invoglia all’esplorazione.
A questo si aggiungono le interazioni ambientali durante i combattimenti, con un'ampia varietà di nemici che rende lo spostamento da A a B sempre interessante.
Il gameplay forse non è il punto forte, soprattutto a causa della facilità del gioco base. È consigliabile alzare la difficoltà almeno a difficile per sfruttare davvero pozioni, segni e il bestiario, e capire come approcciarsi strategicamente a ogni nemico.
Una volta vissuto in questa chiave, il combat risulta appagante, anche grazie alle animazioni che riescono a mascherare bene una certa legnosità di fondo.
Il sonoro è incredibile, se ne parla troppo poco, sia nei giochi che nei film. Ma qui c’è veramente tanta roba.
Da giocare assolutamente anche i DLC.
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