Tempo di gioco:
4741 minuti
Terzo titolo della corposa odissea dei Trails in the Sky all’interno della più estesa serie The Legend of Heroes.
In realtà c’è da dire qualcosa di molto importante a riguardo di questo episodio. La storia raccontata nei primi due Trails in the Sky (FC, First Chapter e SC, Second Chapter) diciamo che è praticamente conclusa, mentre questo terzo capitolo ci vede nei panni di un personaggio finora comprimario, tale Kevin Graham, una specie di cavaliere crociato a caccia degli infedeli (il suo nick è Heretic Hunter), caratterizzato da un taglio di capelli costituito da un cespuglio verde posteriore e una verdura di un verde più chiaro che gli spunta sulla fronte, probabilmente perché coltivata e innaffiata a parte e che un giorno ospiterà una carota (sono sempre più convinto che i protagonisti dei JRPG non sono mai esseri umani).
Ehm… dicevo, Kevin affronterà una avventura tutta sua che permetterà al giocatore di scoprire le sue origini ma che prosegue dagli eventi successivi al finale del secondo capitolo. A lui si unirà una new entry (che in realtà lo è solo per chi gioca, non per il protagonista), una tale Ries, scudiera della stessa chiesa, gnocca come poche e che durante il gioco si dimostrerà un tank assoluto capace, più avanti e con una certa arma, di causare alterazioni di stato in ogni nemico colpito, esclusi i boss.
I due dovranno risolvere l’enigma dell’apparizione di un mondo parallelo che sembri realizzare i desideri o i sogni di chi lo evoca e in cui saranno risucchiati a loro insaputa tanti altri protagonisti dei precedenti due giochi, che si ritroveranno nella nuova avventura confusi a riguardo di tutto quello che accade intorno a loro.
Ritroverete quindi Estelle, Tita e tutti gli altri, compresa Renne degli Ouroboros, per un totale di 14 personaggi, che si uniranno pian piano al gruppo durante i singoli capitoli del gioco e che aiuteranno Kevin e Reis a liberarsi di una nuova minaccia, attraversando sette diversi piani astrali che riprendono le ambientazioni già visitate nei primi Trails. Esplorerete quindi tanti ambienti che avrete già visitato e amato (forse).
La storia è praticamente laterale a quella classica, e il gioco si può vedere come una specie di spinoff, che però permette di approfondire anche il passato di molti personaggi attraverso l’esplorazione di portali magici.
Più in dettaglio, questi ultimi sono di tre tipi: Luna, Stella e Sole.
I portali Luna permettono di osservare la storia di alcuni personaggi, raccontata come se fosse una visual novel molto approfondita della durata che può anche arrivare a un’ora. Leggerete tanto e in alcuni casi vi verrà dato anche il controllo del personaggio che dovrà essere spostato tra le varie locazioni. Non si combatte, il giocatore deve solo osservare gli eventi.
I portali Stella sono simili a quelli Luna, solo in numero molto maggiore, molto più brevi ma anche più vari (a volte leggerete dei dossier tipo quello di Bleublanc) e a volte in essi si affrontano fasi di combattimento (quello di Anelace è molto duro, ma le farà acquisire una spada molto potente, quindi conviene affrontarlo).
I portali Sole per me sono i più deboli: nascondono dei sottogiochi, come sfide di pesca, combattimenti nell’arena, giochi di carte e Trivial Pursuit. A volte sono inutilmente lunghi e spezzano anche un po’ troppo il flusso del gioco.
Personalmente ho completato tutte le porte. Un problema che vorrei sottolineare, che è anche uno generale del titolo, è che durante l’esplorazione delle porte Luna per parecchio tempo non sarà possibile salvare la posizione, essendo relegati a leggere righe e righe di testo e di dialoghi. Per me è stato un problema in tutti quei momenti in cui avevo bisogno di chiudere il gioco per altri impegni (per non parlare del timore dei black out, che in un certo periodo dalle mie parti sono stati molto frequenti mentre giocavo: e no, non ho un gruppo di continuità, forse un giorno lo comprerò).
Per quanto riguarda il nucleo vero e proprio del titolo, esso cambia pochissimo rispetto a quello dei primi due Trails: si gestisce un party di 4 personaggi (anche se in questo caso è più complesso perché bisogna costruire più party essendoci in tutto 16 personaggi, che oltretutto sarebbe opportuno livellare in modo similare fino alla fine perché saranno TUTTI chiamati in causa) che faranno un po’ di chiacchiere, attraverseranno livelli labirintici con tanti scontri (a turni rigorosi con precedenza causata dalla statistica “speed”, non casuali) e affronteranno alla fine un boss.
Ecco, uno dei distingui rispetto ai giochi precedenti è il numero di boss. Praticamente questo terzo gioco sembra più una scusa di fare combattere il giocatore contro tantissimi boss, tanto che al Piano 6 ci saranno scontri con boss di continuo. Da un certo punto di vista è divertente (perché tutti i boss sono ben pensati dal punto di vista del game design) ma il gioco diventa anche più frustrante per chi ogni tanto vorrebbe una esperienza più tranquilla. Da questo punto di vista i primi due Trails sono JRPG con un passo più calmo che aumentano i ritmi solo quando serve. Il terzo è praticamente isterico dall’inizio alla fine. Per come sono fatto io direi che da questo punto di vista per me il gioco è meno riuscito, nel senso che azzanna con meno piacevolezza le mie corde. È però un parere strettamente personale. Molto potrebbero cercare proprio questo.
C’è da dire che il gioco non è frustrante a causa del suddetto aspetto: dando per scontata una certa dose di grinding, utilizzando al meglio le risorse (e comunque ne troverete sempre tante), non avrete mai grandi problemi con i boss, sempre ben calibrati nella loro difficoltà (io ho giocato a normale), con l’assenza di spike di difficoltà ingiustificati. Anche se al primo scontro morirete male, al secondo capirete che basta poco per uscirne molto velocemente e con a mala pena un graffio. Da questo punto di vista date molto spazio ai buff per aumentare la speed del gruppo e alla guardia totale: sono l’arma finale contro tutto.
Permane forse un certo problema con alcuni nemici fin troppo spugnosi tanto che alla fin fine lo scontro più complesso è stato semplicemente quello più…lungo. Non più difficile.
Tenuto conto anche che:
• la storia, a parte qualche bel momento, non sia questo granché (alla fin fine è sempre la solita sceneggiata che termina con il boss svolazzante nell’universo delle mille dimensioni e che sembra che sia lui, ma poi non è lui: altri cliché da JRPG che dopo decenni cominciano anche a stancare),
• le musiche di accompagnamento sono le stesse dei primi due Trails (tranne un paio di diverse, penso) e certamente non memorabili (tenendo conto che sono anche numericamente poche, a volte diventano anche fastidiose),
• a volte i dialoghi sono fin troppo prolissi (dopo il boss è allucinante lo scambio che avviene: è infinito), tanto che sentirete spesso dialoghi del tipo:
“lo faccio”
”no, non lo fare”
”ok, non lo faccio”
per poi ripetersi tra gli stessi due personaggi al piano successivo… e se è detto da uno che apprezza le Visual Novel potete farvi due calcoli…
…direi che questo in definitiva è il titolo che ho apprezzato meno rispetto ai precedenti due.
Questo non toglie che rimane un grande JRPG che va giocato da chi ama il genere.
7.5/10
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