Tempo di gioco:
1340 minuti
Se avete attorno a voi personi suscettibili al turpiloquio, alle imprecazioni e alle bestemmie NON GIOCATELO, perché They Bleed Pixels ve ne farà calare tante, ma tante...
M'era stato illustrato come clone di Super Meat Boy, ed in effetti ci sono delle somiglianze, ma solo estetiche. Difatti They Bleed Pixels è a mio avviso nettamente migliore al titolo di McMillen (e ci mancherebbe pure), da qualsiasi aspetto lo si voglia analizzare.
Il gameplay è semplicemente impeccabile: al platform pixel-perfect è aggiunto un solido combat system da hack & slash bidimensionale, con un moveset minimale ma funzionale con cui poter rendere a poltiglia di pixel rossi i nemici (squarciarli, perforarli, scalciarli contro gli ostacoli come gli spuntoni o le lame rotanti, etc.) e rating delle combo da concatenare. Inoltre la facoltà di piazzare i checkpoint/savepoint a piacimento, dopo aver raggiunto un certo punteggio con le combo, permette di poter frazionare le sessioni di gioco, un'ottima scelta degli sviluppatori secondo me.
Il level design presenta delle imperfezioni, soprattutto sui margini del livello a volte non chiari (ad esempio, dopo un salto errato si cade giù per diversi secondi prima della scena di morte/respawn dal checkpoint, una cosa a mio avviso inutile e risolvibile con un minimo accorgimento) e sugli spuntoni sugli spigoli, le cui hitbox sono di qualche pixel più grandi rispetto lo sprite dello spunto stesso, ma in generale è davvero ottimo. They Bleed Pixels è un platform di pura skill, che non lascia scampo e che non da il minimo margine d'errore, ma che non risulta frustrante, essendo solo questione di trial&error. Non ci sono puzzle cervellotici o enigmi di sorta, è tutto palese e lineare, tranne per le pagine collectables, posizionate giustamente in parti meno agevoli delle mappe dei livelli. Le scelte cromatiche inoltre sono sublimi, tra pattern sullo sfondo con toni freddi che contrastano l'abbondanza del rosso sangue dovuta ad ogni uccisione.
L'ambientazione e il plot a tema abbonda di richiami alla letteratura horror del XX secolo, ed in particolare ai racconti di H.P.Lovecraft: ad esempio l'utilizzo di una innominata protagonista femminile con poteri paranormali, che si trasforma in un essere deforme di pelle violacea e con due artigli grondandi di sangue al posto delle mani, richiama non poco l'iconografia lovecraftiana della donna, bipolare e spesso stregonesca o demoniaca. Inoltre alcuni nemici come i polpi volanti e l'utilizzo di un inglese arcaico e pomposo nel menù sono chiaramente ispirati alle opere dello scrittore americano. Piccole attenzioni che danno quel quid in più ad un titolo che comunque col solo gameplay si difende magistralmente ed il cui acquisto gioco è assolutamente consigliato, anche perché non di lunghissima durata (nonostante le tantissime morti a cui andrete incontro in una ventina di ore si finisce).
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