Tempo di gioco:
10012 minuti
[i] “Abbiamo sempre guardato le stelle, sognando cosa ci fosse oltre. Ora sappiamo che la risposta è: tutto.” [/i]
Il pianeta azzurro è ormai alle spalle. La Terra, culla della civiltà umana, è divenuta ostile, soffocata dalle sue stesse creazioni e dalle sue stesse colpe. Ma l’umanità non si estingue facilmente. Con un ultimo slancio di speranza e disperazione, le navi dell’Esodo solcano il vuoto cosmico, pronte a ricominciare altrove, su mondi sconosciuti e inospitali, là dove una nuova storia può essere scritta.
Questa è la promessa di Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth, l’erede spirituale di Alpha Centauri, un gioco che non si limita a chiedere al giocatore di costruire un impero, ma di definire cosa significhi essere umani, di decidere quale futuro attende la nostra specie tra le stelle.
[h3] Un’odissea tra le stelle [/h3]
Se Civilization è sempre stato un racconto di progresso lineare, una narrazione in cui la civiltà si sviluppa seguendo il filo conduttore della nostra storia, Beyond Earth cambia le regole. Qui non esiste più un passato da ripercorrere, ma solo un futuro da forgiare. Non c’è un manuale da seguire, nessuna certezza. Ogni colonia è un esperimento, ogni scelta una deviazione da ciò che eravamo, ogni tecnologia una porta aperta verso l’ignoto.
E proprio questa è la vera forza del gioco: non si tratta solo di espandere un impero, ma di decidere cosa diventerà l’umanità. Rimarrà ancorata ai suoi ideali di sempre, tentando di ricreare una società simile a quella terrestre? Si fonderà con il nuovo ambiente, abbracciando la simbiosi con la vita aliena? O si evolverà in qualcosa di completamente diverso, trascendendo la sua forma biologica e lasciandosi alle spalle ogni legame con il passato?
[h3] Il peso del futuro [/h3]
Ogni decisione in Beyond Earth ha un peso filosofico. Il sistema delle Affinità – Supremazia, Armonia e Purezza – non è solo una serie di potenziamenti, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. La Supremazia vede nell’intelligenza artificiale e nella cybernetica il futuro dell’uomo, sostituendo carne e ossa con silicio e circuiti. L’Armonia accoglie il pianeta, fondendosi con esso, abbandonando la natura terrestre per evolversi in una nuova forma di vita. La Purezza, invece, rifiuta ogni cambiamento, proteggendo l’identità umana a ogni costo, anche a discapito del pianeta stesso e dei suoi abitanti.
Queste scelte non sono solo estetiche o meccaniche, ma permeano ogni aspetto del gioco, dalla diplomazia alle unità militari, fino alla condotta stessa della colonia. Un mondo dominato dalla Supremazia vedrà eserciti di macchine e droni prendere il posto dei soldati, mentre un pianeta devoto all’Armonia sarà popolato da esseri mutati, metà umani e metà alieni, legati al loro ecosistema.
E il bello è che non esiste una risposta giusta. Solo visioni diverse dello stesso futuro.
[h3] Luci e ombre tra le stelle [/h3]
Se Beyond Earth riesce a offrire una narrativa emergente di rara profondità, non è privo di limiti. L’interfaccia e il sistema di gioco sono figli di Civilization V, ma la mancanza di una netta progressione storica lo rende meno immediato e più dispersivo. L’assenza di leader storici o di riferimenti culturali conosciuti rende più difficile immedesimarsi nei propri avversari, che spesso risultano anonimi. Inoltre, nonostante la varietà delle scelte, la mappa tende a risultare meno dinamica rispetto ai classici Civilization, con meno sorprese e meno situazioni inaspettate.
Eppure, queste ombre non riescono a oscurare la luce della sua visione. Per chi cerca qualcosa di più di una semplice partita a Civilization, per chi vuole esplorare il futuro della specie umana e costruire qualcosa di nuovo, Beyond Earth rimane un’esperienza unica.
[h3] Conclusione: una nuova era per l’umanità [/h3]
Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth è più di un gioco di strategia. È un viaggio. È una riflessione su cosa significhi essere umani, su come il contesto possa cambiare la nostra identità, su cosa siamo disposti a sacrificare per il progresso. È il tentativo di rispondere alla domanda che da sempre ci accompagna: e se un giorno lasciassimo la Terra, cosa diventeremmo?
Non è un gioco perfetto, ma è un gioco necessario. Un’opera che merita di essere vissuta, anche solo per guardare una colonia umana crescere su un pianeta alieno, per vedere un futuro prendere forma sotto le proprie scelte, per sapere che, in un modo o nell’altro, l’umanità continuerà a esistere. Anche oltre la Terra.
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