Tempo di gioco:
395 minuti
Stimo davvero molto il lavoro di Rem Michalski. Credo che sia una delle menti più visionarie in assoluto dell'intera industria dei videogames. Qui siamo dalle parti del videogioco d'autore, quindi Lorelai non è certo un titolo per gli affamati di sparatutto, ma nemmeno di chi è alla ricerca di un'avventura stile Lucasarts, con enigmi più o meno complessi da risolvere e che richiedano un grosso sforzo d'immaginazione. Qui gli enigmi praticamente non esistono. Sulla base di un'interfaccia grafica ridotta all'osso, Rem sembra sempre più privilegiare l'aspetto narrativo a dispetto di quello ludico. Ti troverai a compiere azioni scontate, tramite l'utilizzo di pochi oggetti, col solo scopo di far avanzare la trama del gioco. L'elemento più importante nei giochi di Michalsky (alias harvester Games) è la costruzione di un atmosfera, l'approfondimento psichico dei personaggi attraverso lo sprofondamento nei loro inferni esistenziali più cupi e malati. Qui risiede il nucleo poetico dell'autore. Scavare a fondo nell'animo umano grazie all'attraversamento del dolore, senza voltare la faccia dall'altro lato nemmeno di fronte alle azioni più efferate. Lo snodo sangue-dolore-umano è il nucleo portante della sua poetica. Attraverso coltelli che squarciano, gole che si aprono, carne in disfacimento, si aprono orizzonti di sogno, spazi di riflessione, dentro i quali interrogarsi a fondo su cosa significhi essere umani, avere sentimenti e storie, essere portatori di corpi imperfetti e dolorosi. L'azione si svolge sempre su più piani, quello terreno (macchiato di sangue ed efferatezze), quello ultraterreno e quello del sogno, piani che si intersecano, interagiscono, si influenzano a vicenda. Vale assolutamente la pena seguire l'autore attraverso queste storie tormentate, a partire dal malatissimo Downfall, passando per l'eccezionale Cat Lady e terminando con Lorelai. Forse quest'ultimo è, dei tre, il titolo meno a fuoco? Sì, può darsi. A volte sembra ripiegarsi su se stesso e forse aver difficoltà ad arrivare da qualche parte, come se l'autore si sia ripiegato in eccessive elucubrazioni piuttosto che cercare di dipanare una trama con un inizio, uno svolgimento più o meno lineare e una fine definita. Ma il viaggio vale assolutamente la pena. Difficile trovare giochi che ti permettano, anche solo osservando una schermata, di penetrare il dramma dell'invecchiamento, provare sulla propria pelle l'incubo della violenza che esplode nel proprio nucleo domestico, o capire la lotta interiore di un alcolista che sta cercando di smettere. E' viscerale e si fa fatica a descriverlo, se non lo si prova in prima persona. Direi dunque che questo è forse un gioco imperfetto, ma è un luna park di orrore e umanità che vale assolutamente il prezzo del biglietto. Detto tutto questo, proponessero a Michalski la direzione di un nuovo Silent Hill ne uscirebbe una bomba atomica!
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