Tempo di gioco:
339 minuti
[h1]Il ricordo di un sogno[/h1]
“AER: Memories of Old”: un gioco che si presenta come un’esperienza prettamente esplorativa corredata da una componente puzzle non preponderante, che raramente vi impegnerà più del dovuto. Il nostro compito sarà quello di cercare la salvezza di un mondo ormai in rovina, attraverso l’esplorazione dei cieli e la scoperta dei segreti nascosti nelle profondità della terra. L’estetica di gioco viene comunicata attraverso una grafica di tipologia “low-poly” ed il sonoro si esprime attraverso una splendida soundtrack dinamica.
Ci si potrebbe fermare qui e consigliare il gioco come esperienza da provare tutta d’un fiato, soprattutto per chi è in cerca di qualcosa di rilassante.
[b]Tuttavia, AER riserva molto più di quello che un primo sguardo potrebbe restituire.[/b]
Giocare AER – Memories of Old è stato come rigiocare un sogno o meglio come giocare il [i]ricordo di un sogno[/i], fatto chissà quando.
Già dai primi minuti si viene immersi in un mondo etereo, fluttante (in tutti i sensi) e per lo più silenzioso, dove nulla è definito chiaramente, nemmeno le fattezze della protagonista.
La resa low-poly è strumentale ai fini dell’esperienza complessiva: non un qualcosa di sgradevole a vedersi ma un elemento che lentamente si radica negli occhi del giocatore, contribuendo a sfumare i contorni di ciò che si presenta alla vista.
Il tema sottostante l’avventura non è da meno: la scoperta del mondo antico ed il tentativo di salvarlo porteranno ad affiorare antiche leggende, scritte in linguaggi a volte indecifrabili. Gli avvenimenti, i luoghi ed i fantasmi del mondo che fu sono così antichi ed eterei che tutto sembra essere parte di un gigantesco sogno collettivo (e forse lo è davvero).
Ciò non deve far pensare erroneamente ad una narrazione eccessivamente criptica. Il gioco non manca certamente di spiegazioni, tuttavia esse sono congegnate in modo da far sembrare qualsiasi concetto come sfuggente, quasi come se non fosse mai accaduto. Eppure, qualcosa è accaduto ed ha letteralmente fratturato la terra.
Vista, pensiero e udito vengono ingannati dolcemente dalle sfumature di questo mondo: le sonorità sono volutamente avvolgenti nella loro leggerezza ed a volte presentano un effetto “reversed” che contribuisce a quelle sensazioni di sospensione già citate in precedenza.
Nonostante tutto ciò, il gioco non mantiene questo carattere in modo costante ma lascia al giocatore la facoltà di spezzare l’illusione tramite gameplay e musica: ciò avviene con il volo, il nostro principale mezzo di esplorazione. La prima volta che spiccherete il volo capirete quanto gameplay e sonoro possono cambiare le carte in tavola o addirittura “ribaltare” il tavolo sul quale si sta giocando la partita. Paradossalmente, la grandezza della colonna sonora di questo gioco sta proprio nel rendere concrete le sfocature prima descritte. Appena ci si libra in aria la colonna sonora assume colore: le percussioni fanno il loro ingresso, nuovi strumenti si aggiungono ed il ritmo complessivo diventa più serrato. Allo stesso tempo, controllare il nostro avatar diviene più soddisfacente ed il pensiero del giocatore si risveglia dal torpore per esplorare il mondo che lo circonda, sia con voli rasoterra che con acrobazie ed evoluzioni.
Queste sensazioni, in un continuo altalenarsi causato dalla dualità tra esplorazione a terra e spostamento in volo, rinnovano sempre la voglia di andare avanti. Il gameplay d’altro canto, semplice nella sua natura, non stanca in quella che si presenta come un’esperienza dalla durata breve ma giusta.
Quando un gioco spinge a condividere così tanto di ciò che ha da offrire nello spazio di poche ore è sicuramente una gemma speciale, da provare assolutamente.
Detto questo, [b]avrò sempre il piacere di parlare di AER come il ricordo di un sogno, avvenuto in un momento quasi perduto nella memoria ma che conserva la sensazione di un bellissimo risveglio.[/b]
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