Tempo di gioco:
10395 minuti
Nel 2017 uscì Field Of Glory 2, un gioco di battaglie della Slitherine (studio di sviluppo ed editore di giochi a tema storico) che riusciva nell'arduo compito di risultare realistico ma al contempo semplice. Lo trovai un gioco estremamente raffinato, certamente il miglior gioco di battaglie campali antiche che abbia mai provato.
Il limite del gioco, a mio modo di vedere, era la struttura a missioni, che ho sempre trovato poco stimolante. Con grande rammarico misi il gioco da parte, pensando che un gioco di strategia ad ampio respiro (come i Total War di CA o i vari giochi Paradox) con questo sistema di battaglia sarebbe stato fantastico.
Gli Dei ascoltarono la mia supplica. E probabilmente quella di molti altri giocatori che, diversamente da me, furono attivi nel chiedere a Slitherine un gioco del genere. In questa storia ho il ruolo del fortunato pusillanime.
L'anno scorso fu annunciato Field Of Glory: Empires, un gioco di strategia a turni ambientato nel periodo dei Diadochi e della successiva espansione romana. Questo titolo avrebbe avuto un sistema di risoluzione automatica delle battaglie ma, possendendo Field Of Glory 2, si sarebbero potute combattere le battaglie sul campo. Mi trasformai istantaneamente in una fangirl che urla, piange e sviene quando vede i suoi idoli ed iniziai a seguire ossessivamente lo sviluppo del gioco.
Dopo un lasso di tempo tutto sommato breve eppure interminabile, il gioco uscì, circa un mese fa. Dopo una partita da 60 ore che non si è ancora conclusa, mi sento in grado di esprimere un giudizio.
Come per Field of Glory 2, Empires riesce nel mettere insieme semplicità e profondità. Non vi perderete tra mille cose da fare, gli elementi portanti del gioco sono l'uso degli eserciti e lo sviluppo infrastrutturale delle regioni, eppure le vostre scelte avranno ripercussioni importanti, se non violente, sulla vostra nazione, sia nel breve che nel lunghissimo termine. Sono uscito da poco da una crisi culturale durata un secolo perché i miei Goti, che sono riusciti a mettere su una grande confederazione, hanno sempre pensato a far vedere i muscoli e riempire le loro tesorerie, ma si sono disinteressati del tutto a cose quali far di conto e sapere scrivere.
Empires affronta quasi tutti gli aspetti legati ad un gioco del genere in maniera originale e ben ponderata, con un lavoro di design che gode di tutto il mio rispetto. Questo non significa che il gioco sia perfetto, al contrario ha diversi difetti che però nell'esperienza di gioco risultano marginali. Ad eccezione della diplomazia, che funziona in maniera simile ad altri giochi e che è fin troppo semplice, gli altri ambiti risulteranno in qualche modo diversi da quello a cui siete abituati. Elenco i principali:
- in questo gioco non basta avere l'esercito più grosso per vincere le battaglie, quando usate l'autorisoluzione. Le prestazioni del vostro esercito dipenderanno dalle capacità del generale, dalla qualità intrinseca delle vostre unità e dalla loro esperienza (questi tre elementi hanno un peso sulla generazione dei numeri casuali che definiscono l'esito della battaglia). Giusto per farvi un esempio: i miei Goti entrarono in guerra con i Macedoni e subirono delle orribili sconfitte. Le falangi avversarie erano molto più forti in termini assoluti, ed i loro eserciti avevano valori di combattimento complessivi fino a quattro volte maggiori dei miei. Dovetti volontariamente abbandonare parte dei miei territori orientali e ritirare i miei pochi uomini rimasti nelle foreste dell'europa centrale. Lì le sorti della battaglia cambiarono: i Macedoni, nonostante la soverchiante superiorità bellica, furono presi a calci nelle terga ripetutamente e dovettero ripiegare. Alla fine riuscii a recuperare quanto perduto in precedenza. Insomma, una sorta di Persiani alle Termopili conditi con abbondante salsa di Teutoburgo. Da quel giorno Goti e Macedoni si odiano e lo faranno per sempre.
- lo sviluppo delle regioni dipende dalla distribuzione della popolazione, cittadini e schiavi, in quattro ambiti civici principali (produzione di cibo, di infrastrutture, di ricchezza e di cultura) e dalle strutture che si sceglie di costruire. Nonostante sembrino elementi semplici da gestire, hanno un impatto fortissimo sulla salute della nazione e le ripercussioni a lungo termine non sono sempre facilmente prevedibili. Inoltre la scelta della struttura da costruire non è totalmente dipendente dalla volontà del giocatore: si ha una scelta tra sei edifici, uno per ogni categoria disponibile (cibo, salute, produzione, militare, commercio, cultura) e, qualora nessuno sia soddisfacente, è possibile investire un piccolo quantitativo di produzione per ottenere nuovi progetti. Questo simula in maniera semplice ma soddisfacente la complessità del gestire la cosa pubblica e la frammentazione del potere in una piramide dove non sempre il vertice e la base remano nella stessa direzione.
- il punto più originale del gioco è quello legato al concetto di decadenza. Gli sviluppatori volevano che, a differenza di quello che avviene in praticamente qualsiasi gioco simile, dove si viene spazzati via solo dalla spada, le nazioni avessero un ciclo vitale, che vede una fase di crescita, un apice e poi un declino. In questo gioco la cultura e l'adesione della popolazione ai principi fondanti della stessa giocano un ruolo chiave nella salute della nazione. Le scelte del giocatore sono fondamentali per mantenere un equilibrio sociale e politico che consenta al proprio popolo di non precipitare in un vortice di decadenza (Roma docet) che porti a ribellioni, guerre civili o collassi senza possibilità di appello. E più passa il tempo, più un popolo cresce e diventa "glorioso", più diventa difficile tenere in piedi le cose. Per contro, una nazione evoluta genera sempre più punteggio. La partita dura 500 anni ed alla fine il vincitore è chi ha raggiunto il maggiore punteggio, indipendentemente dalle sorti di quel popolo nelle fasi finali del gioco.
In conclusione, il gioco ha sicuramente dei grandi punti di forza e ogni amante del genere e della storia antica dovrebbe provarlo. Empires ha un sapore da boardgame, con tutti i pro e i contro del caso. Se non vi fate impressionare da grafiche spartane e da abbondante sostanza racchiusa in una forma poco appariscente, dategli una possibilità.
👍 : 30 |
😃 : 0