Tempo di gioco:
357 minuti
È il 1897. La Helios è alla deriva in acque internazionali. La nave è un’utopia senza limiti per la scienza, nata dalla visione di Nikola Tesla (che va detto nei panni di un Andrew Ryan ci sta molto bene). La giornalista Rose Archer sale a bordo per cercare sua sorella Ada, una ricercatrice fisica... scoprendo presto che non tutto è come sembra.
Togliamoci subito l'elefante dalla stanza, Close to Sun deve molto a Bioshock ed è un debito evidente nello stile, nei colori, nelle luci e nella trama stessa, un'utopica società di scienziati in fuga dalle piccolezze del mondo moderna. Non saranno gli anni 50, ma ci sono tutte le caratteristiche.
Rose Archer, non è una combattente e non è nemmeno destinata a diventarlo (non siamo nel territorio del Survival o dell'Action, ma di un Walking Simulator ma andiamo con calma) la storia si sviluppa nel corso di dieci capitoli che mescolano enigmi meccanici ed ambientali, esplorazione e improvvise fughe, unici scampoli di azione di un'avventura in prima persona che si pone a metà strada tra un horror d'atmosfera basato sugli scare jump e un walking simulator. Un'anima, quest'ultima, che si manifesta attraverso ambienti suggestivi, scritti, indizi e scampoli di un passato che si manifesta a noi attraverso misteriose visioni fatte di energia. Poi, di tanto in tanto, il ritmo cambia all'improvviso. Un incidente, un salto, un'ombra, la comparsa di una minaccia implacabile che ci costringe alla fuga. Per altro con le classiche meccaniche di Trial-and-Errore.
Un'universo fatto di indizi, pezzi di giornale, lettere, manifesti e collezionabili da cercare in ambienti che possono essere piuttosto ampi, comprendendo un intero quartiere della cittadina costruita tra le viscere della gigantesca Helios, ma che scorrono via moltooo velocemente. Si ha la sensazione di vedere qualcosa di bellissimo per pochi secondi e poi addio. Per sempre.
L'atmosfera non è sempre sufficiente a colmare le lacune ma questo vale per molti frangenti in cui la narrazione, comunque centrale, lascia la porta aperta a sprazzi d'azione che ci vedono solitamente impegnati a fuggire da folli o da strane creature fatte di energia oppure a calcolare il tempo per non finire bruciati o fulminati. E qui iniziano le note negative: la rigidità della protagonista e nelle meccaniche di superamento degli ostacoli che ci costringono a cliccare con il puntatore in un determinato punto per attivare l'animazione che ci permette di passare sopra a barricate, infilarci in cunicoli o attivare interruttori. E questo approccio restituisce un'azione macchinosa e poco naturale, anche se comunque capace di conservare la sua utilità nell'aumentare il nostro battito cardiaco che in alcuni frangenti rischia di rallentare troppo, poi arriviamo alla pessima ottimizzazione generale l'ho giocato a livello medio di grafica e dettagli e quello che vedevo era un'album di fotografie (okkei che ho una GTX 1660 Super Aero ma non sto facendo girare ad ultra RDR2).
Close to the Sun è comunque godibile, è un'avventura completa di tutto, dall'investigazione alla contemplazione, sfruttando con abilità le chiare fonti di ispirazione e qualche escamotage per superare gli inevitabili limiti di un piccolo team. Non tutti gli elementi, purtroppo, sembrano amalgamarsi al meglio. Qualche patch in più per l'ottimizzazione non stonerebbe per nulla, sulla durata non ho molto da dire ho cercato di non correre e di carpire quanti più segreti possibili. Ma ripeto va bene così, giocherò ben volentieri altri giochi dei Devs.
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