Tempo di gioco:
524 minuti
Simpatico, MA...
Il gioco vanta due pregi enormi: l'estetica che richiama il grande cinema di John Woo ed il suo generare uno stato di assuefazione. Ritrovarsi in una Hong Kong anni 90 ha il suo fascino, sebbene la narrazione sia realizzata con i piedi (cosa che in un videogioco pesa relativamente); così anche ritrovarsi ad impugnare pistole e fucili e pulire tutti i pavimenti ha il suo perché. Ciò che infatti rende veramente assuefacente il gioco è il senso di adrenalina che deriva dagli impatti che le armi generano sull'ambiente e sui nemici: i proiettili fanno esplodere vetrate e porte, ed il ragdoll dei personaggi trasmette ancora di più il loro senso impatto. Per non parlare dei tuffi a terra alla Max Payne (gioco a sua volta ispirato ai lavori di John Woo), che contribuiscono a trasmettere quel senso di "dipendenza".
Tutto bellissimo, giusto? Magari!
Il gioco ha purtroppo veramente troppe problematiche che possono essere avvertite da chiunque.
In primis la struttura: il gioco è estremamente ripetitivo, complice il poco che ha da offrire in termini di armi (4 tipologie di armi), progressione del personaggio, varietà di nemici (4 + 1 dal penultimo atto) e di scenari (case e tetti). Ci si trova infatti ad aver provato l'esperienza in maniera completa già dalla fine del primo atto.
In secondo luogo, pecca molto nel combattimento. Morire con un colpo non è assolutamente un problema, ci sono giochi come Katana Zero o Hotline Miami che si basano su questa meccanica, ma morire senza avere colpe è un problema. Infatti i proiettili che uccidono in un solo colpo arrivano anche da nemici che non si trovano nel nostro campo visivo, così da farci raggiungere senza nemmeno aver visto quello che ci ha ucciso e senza dunque poter fare niente per evitarlo. C'è anche da dire che non aiuta nemmeno l'intelligenza artificiale completamente randomica dei nemici: questi in alcuni momenti non reagiscono pure se gli salti addosso, in altri si attivano venendo dall'altra parte della mappa e creando così proprio lo scenario sopra descritto. Si consideri inoltre che grazie alle esplosioni i colpi alle volte non si vedono proprio arrivare, anche quando il bullet time (slow motion) è attivo.
In più tutte queste problematiche si amplificano nel progredire del gioco: i nemici sono estremante più veloci, reattivi e aggressivi, aumentano di numero, concentrandosi magari in alcuni punti e rendendo il superamento di alcuni livelli semplicemente fastidioso e frustrante, perché artificiosamente difficile.
Come ultimo punto problematico, menzionerei i Boss di fine capitolo. Sono tutti uguali, stessa struttura e poco stimolanti, considerando anche il loro essere estremamente rompibili non appena si sblocca il potenziamento dei proiettili infiniti delle pistole: basta solo mettersi in un angoletto, affacciarsi dal muro con bullet time e sparare finché il boss non va avanti. In questo modo nemmeno si arriva alla zona di scontro reale, lo si sconfigge prima.
In definitiva, The Hong Kong Massacre è un gioco che porta con sé molti problemi, anche parecchio fastidiosi in alcuni casi. Ciononostante non sono riuscito a fare a meno di continuare a giocarlo per il senso di goduria che mi ha trasmesso l'atmosfera ed il tuffarsi e sparare all'impazzata facendo saltare in aria l'ambiente circostante.
Consigliato? Ni, se si è fan di un certo tipo di estetica e di concept direi di sì, altrimenti starei molto attento a tenere in forte considerazione tutte le cose elencate sopra.
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