Tempo di gioco:
1153 minuti
Una delle sfide più impegnative nell'ambito dei videogiochi di stampo prettamente narrativo consiste nel riuscire a conciliare uno storytelling bilanciato con ritmi precisi e il desiderio dell'utente di lasciare libero sfogo alle proprie esigenze, ovviamente nei limiti stabiliti dall'autore. In tale contesto, i walking simulator sono la più grande incognita, e come è già stato per The Vanishing of Ethan Carter, anche Kona cerca di portare una ventata di aria fresca (sarebbe più corretto dire "glaciale") nel suddetto genere, che molte volte punta le sue carte vincenti esclusivamente sull'estetica piuttosto che sull'immersività interattiva vera e propria. I canadesi Parabole hanno così inscenato un thriller investigativo di stampo classico inserendolo in un mondo sandbox, che lascia al giocatore la libertà di condurre l'indagine a suo piacimento.
Quebec, ottobre 1970. L'investigatore privato Carl Faubert viene assoldato dal ricco imprenditore inglese Hamilton per indagare su dei non meglio precisati atti vandalici a suo danno, avvenuti nella cittadina di Atamipek Lake. In seguito a un incidente in macchina, Carl riprende i sensi nel bel mezzo di una improvvisa tempesta di neve che cinge d'assedio la valle, e gli abitanti dell'intera zona sembrano scomparsi nel nulla...
La storia di Kona, raccontata tramite una voce narrante fuori campo e gli appunti nel diario di Carl, attinge a piene mani dal folklore nativo americano con spiccati accenti surreali, e rappresenta una vera e propria ode al meraviglioso continente del Canada, terra natìa degli sviluppatori. Il freddo tipico di questi luoghi che permea l'intera durata dell'avventura non è solo una scelta scenica senza scopo: la progressione del gioco è dettata infatti da meccaniche survival legate alla temperatura corporea e alla salute mentale del protagonista, valori che scendono sempre più rapidamente in funzione al tempo che trascorreremo all'aperto, senza ripari o fonti di calore. Questo "impedimento" arricchisce il gameplay su due fronti: da un lato, riesce a regolare abilmente i ritmi di gioco, rendendo quasi impossibile vagare senza meta; dall'altro, aggiunge delle meccaniche ben contestualizzate non eccessivamente complesse ma che non interrompono il flusso narrativo dell'opera. Non si può tuttavia parlare di un survival duro e puro: i valori di cui tenere conto sono solo tre, ed è veramente difficile andare incontro al game over. Sono espedienti di game design volti perlopiù ad ottimizzare i tempi di analisi ambientale. L'investigazione, ossia il fulcro dell'intera esperienza, è strutturata invece in maniera molto più schematica. Innanzitutto, si riflette fortemente sugli oggetti che raccoglieremo nel corso dell'indagine: chiavi, attrezzi, documenti compromettenti, armi... Saremo difatti obbligati a scandagliare attentamente ogni anfratto durante la nostra esplorazione, pena la perdita di un elemento chiave per la risoluzione di un puzzle, bloccando così il nostro avanzamento e obbligandoci a un backtracking quasi "punitivo" per la nostra disattenzione. Carl, da buon detective, annoterà ogni progresso significativo sul suo diario, che funge da strumento non solo narrativo ma anche di guida, se non dovessimo sapere come proseguire. Per quanto riguarda la raccolta degli oggetti, è importante specificare che l'inventario va gestito oculatamente, essendo soggetto a un peso limite. Il gioco segue il mantra dello "strumento giusto al momento giusto", non sarà quindi possibile tenere nell'inventario ogni cosa che troveremo sul nostro cammino, che potrà tuttavia essere immagazzinata nella vettura di Carl per poter essere comodamente recuperata in caso di necessità.
Il mondo di gioco è avvolgente e ricco di dettagli, e la componente ansiogena di Kona non è basata sui jumpscare, bensì su una tensione di stampo più raffinato costruita sui rumori, i suoni e le sensazioni del giocatore. Il freddo micidiale rappresenterà, per gran parte dell'esperienza, il nostro unico "nemico", e i cambiamenti di stato dovuti all'assideramento e allo stress alterano la visibilità e prestanza fisica di Carl, garantendo così una maggiore immersività.
Degna di nota è la soundtrack, curata dal gruppo Curélabel, che fortifica ulteriormente la realtà emersa dal racconto di un Quebec ribelle e selvaggio, con brani di ottima fattura.
Per concludere, vi consiglio appieno Kona, in quanto sfida con coraggio i canoni del genere walking simulator investigativo e soprattutto noi giocatori a esplorare i suoi angoli più remoti per scoprire tutte le storie che nasconde sotto la sua spessa coltre di neve... Fino ad arrivare all'agghiacciante verità finale.
Keep gaming, folks!
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