Tempo di gioco:
1789 minuti
Nel 2016 provai il demo di Drifting Lands, shoot’em up di stampo francese che si presentava stiloso grazie ad una grafica comic/minimalista e no, a parte per l’arte grafica non ne rimasi particolarmente entusiasta, complice anche il fatto che il suddetto demo ci vedeva destreggiare nelle prime fasi di gioco, ovvero quando la navetta ancora era così debole (è presente un’interessante fase di customizzazione) da poter difficilmente abbattere una qualsiasi di quelle nemiche. Luglio 2020, lo ritrovo a 3,99, un prezzo che inequivocabilmente dichiara sconfitta sul progetto che Alkemi si era messa in testa ai tempi del lancio, così in uno slancio di pietà lo accorpo all’acquisto di Sol Divide (classicone della Psikyo recentemente riapprodato su Steam) e mi prometto di rifare un tentativo.[b] Scrivo questa review a 21 ore di gioco con due certezze in testa riguardo questo titolo: 1) non merita di essere lasciato nel dimenticatoio (almeno da parte dei fanatici degli shoot’em up) 2) è comprensibile perché non abbia avuto il successo sperato: [/b] i primi passi, soprattutto quelli che riguardano la fase customizzazione e scelta missioni, sono un po’ troppo legnosi e si sposano inizialmente male con un genere che dovrebbe darci una certa fluidità di gioco, in più le armi a disposizione e i nostri nemici non è che “colpiscano” più di tanto ad una prima occhiata. Ma andiamo punto per punto. La navetta ha a disposizione varie skill (attive e passive) da impostare a scelta nell’hangar, luogo nel quale scaricherete i vari carichi/loot, che riporterete via via da ogni missione (ripetibili e sbloccabili via dialogo o semplicemente concludendole), e che potrete montare sulla vostra navetta (anch’essa rivendibile se si volesse optare per un mezzo con prestazioni diverse) o rivendere al mercato per crediti, utili a pompare le vostre stat primarie (Structure per la barra dell’energia, Navigation per la forza delle vostre armi, Power per l’efficacia delle varie skill). Le armi a disposizione (almeno in queste mie prime 20 ore) non brillano sicuramente per impatto visivo e ciò che lascia l’amaro in bocca è il fatto che, spesso e volentieri, le meno appariscenti sono le più efficaci, quindi se volete farvi un giro nei cieli con un classico spread gun (sparo triplo) o con un tipo di arma veloce/centrale preparatevi a lasciarvi sfuggire qualcuno o a prendervi un po’ più di tempo per concludere qualche livello. I nemici sono spesso stormi di navicelle robot in stile Darius (franchise storico della Taito che torna alla mente in qualche sfumatura nascosta qua e là), anche qui non il massimo dell’originalità e della varietà, ma nei primi quattro livelli di difficoltà delle missioni qualche accenno di cambiamento negli stormi nemici si è intravisto e ci sono state anche alcune boss fight abbastanza sane, quindi fino al decimo livello magari ci sono speranze. E poi c’è proprio questo, il fatto che, come ho da poco detto, ci siano ben 10 livelli di difficoltà per le missioni, fondamentali per concludere la campagna e, azzarderei a dire, forse un po’ troppi per mantenere viva la nostra attenzione fino a quel punto. Ultima nota, buona, per la colonna sonora, variegata dall’elettronica al rock e di perfetto accompagnamento durante i nostri voli. Quindi concludendo, consiglio Drifting Lands (a questo prezzo poi…), ma vi metto in guardia da un bilanciamento delle meccaniche di gioco non del tutto perfezionato (soprattutto nelle prime fasi) e da qualche scelta stilistica non del tutto digeribile se si è mono giapponesi nella concezione dello shoot’em up.
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