Tempo di gioco:
14 minuti
9.03M è un brevissimo walking simulator che ci arriva da uno sviluppatore scozzese come opera di sensibilizzazione sul terremoto e maremoto del Tōhoku del 2011: il titolo, che mi vergogno di esser riuscito a interpretare solo dopo un po', fa riferimento al valore di magnitudo di quello che è il sisma più devastante mai registrato nella storia del Giappone. L'intero prezzo richiesto sarà diviso tra due associazioni di beneficenza: sinceramente non ho ben capito se nei primissimi mesi di vita di questa pagina il gioco risultasse come freeware o meno, e sinceramente poco importa. 9.03M non è, a mio modestissimo parere, un esperimento pienamente riuscito. In circa undici minuti di gioco totali si possono registrare notevoli dissonanze nel concept, e deprimenti banalizzazioni sul tema della morte ingiusta. Prima di tutto, l'ambientazione risulta del tutto consona e evocativa. La resa del chiaro lunare è stata accuratamente concepita per risultare pacifica ma contemporaneamente non del tutto serena: per rendere, in definitiva, un senso di riflessione calma e piena di commossa comprensione. Quello che non riesco pienamente a capire è: perché Baker Beach a San Francisco, con il bel Golden Gate sullo sfondo? E' certamente questa una svolta in direzione di un parallelismo concreto-astratto che coinvolge i "resti" materiali, sparsi lontani, e il senso di tragedia, diventato globale. Tuttavia la scelta di un simbolismo così marcatamente nipponico e il continuo richiamo alla grafia del Sol Levante, nonché alcune considerazioni su ciò che il gioco fa accadere su schermo fanno stridere sul bordo della ridondanza questo importante particolare, facendo forse rimpiangere una più appropriata ambientazione "tutta Giapponese". Per quanto riguarda la simbologia sopra accennata, questa è sorprendentemente e ingiustificatamente lasciata implicita. La farfalla è infatti in Giappone, tra le altre cose, simbolo delle anime dei morti, in quanto esempio di passaggio da una condizione dell'esistenza a un'altra. La riaffermazione di questo concetto, magari con un approfondimento più corposo di queste poche righe a cui sono limitato per mera ignoranza, sarebbe sicuramente dovuta essere inserita in qualche modo, magari con una didascalia finale in chiusura. La farfalla diventa così semplice richiamo all'effimero, svilendo un immaginario già comunque altrimenti fortemente compromesso. 9.03M manca infatti di una interpretazione personale sul tema proposto. Gli esempi "tangibili" virtualmente del disastro sono, come giustamente fatto notare in altre recensioni, al massimo usciti dalla pellicola di qualche pubblicità progresso, dove l'audience in pochi secondi necessita di realizzare velocemente un messaggio. In questo caso il portare ai limiti estremi e lapalissiani un concetto ha senso, ma nel nostro, un'esplorazione dai toni meditativi, senza dubbio stona. Sono stato dunque deluso dal vedere che per Space Budgie la morte sepolta sotto la sabbia umida è atroce solo perché il tempo si è fermato, il futuro negato, e una vita insieme spezzata. Il percorso à rebours inseguendo il ritirarsi della marea porta infine a un messaggio di uguaglianza nella fine estrema, ma è un climax mal costruito, proprio in quanto le individualità proposte non riescono a trasparire efficacemente dagli oggetti esaminabili. L'esplicitazione del valore della farfalla avrebbe condotto altresì a riflessioni ben più intriganti, di cui ora cercherò di proporre una mia versione. Cosa sta dietro alla telecamera in prima persona in 9.03M? L'essere che si muove nella penombra ha il compito di far completare il trapasso a delle vittime "lasciate indietro" (o avanti, se si parte dal mare) cercando e risvegliando la loro farfalla personale. I passi sulla sabbia sono udibili, ma la lentezza della fisica della caduta dalle dunette di sabbia suggerisce la soprannaturalità del "protagonista" (e a chi non viene in mente Dear Esther in questo senso?). E' assai probabile che in 9.03M si prendano le vesti di un kami, probabilmente di uno della morte (per quanto questa figura possa sembrare attualmente inflazionata a livello di cultura popolare). Il vostro operato di coadiuvatore di trapassi ha una ben precisa urgenza: la morte, in un disastro naturale, non può essere che corale. Non lascia nessuno indietro. Soltanto al dissotterramento (fisico e metaforico) delle ultime anime, le altre possono finalmente gioire e raggiungere l'immaterialità definitiva. Questo, se davvero fosse un aspetto intenzionale nell'ideazione del titolo e non una mia fantasia di videogiocatore deluso, porterebbe 9.03M a essere un titolo di un certo spessore, ma confidente su un messaggio malamente trasmesso. L'America infatti cozza con l'associazione del kami al luogo (inteso come connotazione geografica determinata) propria dello Shintoismo, allontanandoci da quest'ordine di idee.
Di 9.03M tuttavia, critico la realizzazione ma non ovviamente gli intenti. Nella sua ermeticità mi ha costretto a fare un po' di ricerche su degli aspetti della cultura giapponese di cui sapevo poco, e per questo gli sono grato. I suoi undici minuti mi hanno reso più solidale alle vittime del Tōhoku? Purtroppo no, o almeno non più di una altra qualsiasi notizia generica sull'accaduto.
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