Tempo di gioco:
533 minuti
Guardate le immagini di The Last Tinker… cosa vi sembra? Un platform, ovviamente.
Invece NO.
Non è un platform, è un.. action adventure più o meno lineare in cui si salta automaticamente, ci si arrampica automaticamente, si dondola automaticamente e solo nei posti in cui si può fare.
Chiarito subito questo importante aspetto, passiamo al resto.
La storia riguarda Koru, un ragazzo-scimmia che concorre per il posto di personaggio principale più brutto che abbia mai visto, che vive in una città di colori dove gli abitanti sono divisi in rossi, blu e verdi, ognuno col proprio quartiere e col proprio aspetto fisico. Koru non somiglia a nessuno (infatti è una scimmia) quindi, oltre a essere giustamente bullizzato e nel caso non fosse chiaro già così, ha qualcosa di speciale rispetto agli altri: è infatti un Tinker, uno in grado di usare i colori per fare [i]delle cose[/i].
A seguito di alcuni brevi avvenimenti, la città viene invasa dalla Monocromia, ovvero il bianco, che cancella tutti gli altri colori e genera mostri. Il nostro Koru quindi deve andare in giro assieme al suo amico Tap, una specie di maialino-pignatta volante che funge anche da navigatore, per recuperare i poteri dei tre colori primari e riportare la città alla normalità.
Come detto, Koru non è granché come personaggio, è anonimo, non ha alcuna storia degna di nota e il suo mutismo a-là Link non aiuta a caratterizzarlo, mentre Tap e i tre spiriti dei colori sono già meglio, almeno sono simpatici e danno vita a diversi siparietti anche meta-gioco abbastanza azzeccati.
Il gioco si snoda attraverso i tre quartieri della città, con una serie di micro-aree nelle quali risolvere brevi enigmi o altri micro-eventi relativi ai NPC, combattere contro alcuni nemici e saltare dove è previsto che si salti per raggiungere qualcosa. Al termine di ogni zona principale c'è anche un boss, pochi ma perlomeno ben pensati.
Il sistema di combattimento è invece il più basilare possibile, con una manciata di mosse e poteri da utilizzare per aver ragione dei piccoli gruppi di nemici. Preciso che il gioco ha anche diversi livelli di difficoltà che non servono assolutamente a niente, visto che ci sono un sacco di checkpoint e per morire ci si deve davvero impegnare.
Lo stile grafico è sicuramente la parte più riuscita del gioco, è bello e colorato, con alcune idee davvero simpatiche (i balloon dei personaggi sono di cartone) e anche la diversa suddivisione cromatica dei quartieri ha un suo perché.
Le musiche sono passabili, le voci sono solo dei miscugli tipo Banjo-Kazooie, e per quanto possa sembrare incredibile è interamente tradotto in italiano, e pure bene.
La longevità è piuttosto bassa, in 6-7 ore si riesce a portare a termine la trama principale dopodiché non c'è molto altro da fare a parte, volendo, rigiocare liberamente i vari livelli per raccogliere i collezionabili ancora mancanti.
The Last Tinker quindi è un gioco simpatico, senza grandi guizzi, che cerca di scimmiottare (eheh!) altri classici del genere, ma che sembra riuscirci solo sul lato artistico e nei dialoghi. Il resto del gameplay e della trama, complice la scelta di non renderlo un platform libero e di limitarsi alla ricerca dei tre colori in un'area relativamente ristretta come i quartieri della città e dintorni, danno la sensazione che l'intero gioco sembri un preludio a un'avventura molto più grande che però non arriva mai.
Consigliato, ma solo in sconto.
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