Tempo di gioco:
457 minuti
Children of the Nile è un gioco immeritevolmente sfortunato: Ha circa una decina di anni (così... a memoria), se non di più. Non gode del carisma di titoli come Faraon, Caesar, age of empires, e di quei titoli spuntati come fulmini a ciel sereno in un'epoca in cui, quando usciva un titolo discreto baciavi per terra, perché l'alternativa era ben misera e perlopiù di fattura mediocre. In aggiunta a ciò, devo ammettere che: sì, è vero, l'atmosfera non la crea: saranno le colonne sonore più tribali che oleograficamente riconducibili all'idea che oggi abbiamo dell'antico egitto; sarà per quel modeling orrendo alla black & white, o alla the sims, per mezzo del quale, su una base poligonale viene steso un tappeto di pelle pretexturizzata, con l'effetto di dare ai personaggi un aspetto inquietante; sarà quel baccano di sottofondo che ricorda più il mercato del venerdì di Foggia che l'antica Tebe... sarà quell'inglese biascicato che fa sembrare tutti dei beoni irlandesi ben grigliati dopo un mese a Margherita di Savoia, fatto sta che l'atmosfera non c'è. E allora perché consigliarlo? perché ha delle cose che non vedo da tempo (e che comunque vedo raramente in un gestionale), ossia: la poesia. Children of the Nile è un gestionale poetico: alzi la visuale al cielo (cosa rara) e vedi le stelle. Segui il fabbricante di mattoni mentre lentamente procede verso la cava d'argilla con suo figlio, e lo osservi pigramente setacciare il fango... poi il miracolo: arriva un perfetto sconosciuto, gli si avvicina, e scambiano due chiacchiere... Ecco: Un gestionale non completamente funzionale al nevrotico accumulo di risorse, o al demenziale perseguimento dell'obiettivo; Mentre la signora Amundan tesse la tela di lino, dalla terrazza della sua casupola ti fa sapere che tutto sommato c'è di peggio nella vita, guardando all'orizzonte la piramide maestosa che si erge quasi compiuta, sotto un sole inclemente. A ciò si aggiunge una gran quantità di oggetti, risorse, costruzioni (a tal proposito, l'edificazione di ogni struttura è un piacere per gli occhi: par quasi venire su mattone dopo mattone). Con i potenti mezzi di oggi tutto questo non c'è... spendete bellamente quaranta euro per gestire orribili robe spiattellate, dove l'orizzontale e il verticale si mescolano in un'orgia macabra di superficiale distopia, dove gli occhi sono univocamente e nevroticamente puntati su un suolo scarno e spiritualmente vuoto, sebbene affastellato di ammennicoli appena abbozzati. Ecco, dimenticate la volgare misantropia dei gestionali 2d di ultimissima (e maledettissima) generazione, e alla modica somma di sei euro, o meno (quando in offerta) acquistate questo titolo e godetevi gli ippopotami che sguazzano nel Nilo, in attesa che a qualche programmatore torni a battere un cuore nel petto, e crei un gestionale serafico e godibile come questo.
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