Recensioni di Heal

Indiscutibilmente profondo, impattante e carico di simboli non facilmente afferrabili da chi non è esperto in psicologia e/o da chiunque non sia prossimo alla medesima fase di vita incarnata dal protagonista. Pur essendo un gioco di nicchia, con al centro tematiche non adatte a tutti e a tutte le età, mi sento comunque di consigliarlo con tutto me stesso. Lo svolgimento è davvero breve – uno degli obiettivi proposti da Steam prevede di terminarlo in appena venti minuti –, ma incredibilmente ben fatto: belli e numerosi gli enigmi da risolvere (alcuni immediati, altri molto meno), ottimo il comparto sonoro in tutti i suoi aspetti e stupenda la tavolozza dei colori, che spazia dalle allegre tonalità dell’estate alle più cupe tinte delle piovose notti autunnali, dal rosso di angosciosi sfondi improvvisi al nero di sinistre figure che passeggiano avanti e indietro, dai toni caldi e freddi di una casa alquanto trascurata al candido “nulla” in cui l’attempato signore si sposta. Sette livelli brevi e densissimi, immersi in un tripudio di simboli ed emozioni, gestibili da un gameplay basilare che semplicemente richiede di cliccare istantaneamente il mouse o di tenere premuto il tasto sinistro. Ineccepibile quasi su tutto; è solo un po' deludente il dover selezionare la lingua a ogni partita, così come è deludente l’assenza di un menù che regoli le opzioni di gioco… non che ci sia poi così tanto da personalizzare! E poi c’è la questione del significato, cosa assolutamente non immediata e ardua da cogliere se non si posseggono i giusti mezzi e le dovute conoscenze. Il protagonista – da quel poco che capisco – pare intrappolato in una elaborazione mnemonica, suppostamente legata al suo passato, in cui i vari enigmi da risolvere rappresentano specifici ricordi che vanno affrontati o sopraffatti in modo da poter “andare oltre”, un qualcosa che suppongo venga rappresentato dalle varie porte poste alla fine di ogni livello. In mezzo a tante rimembranze, poche note di una melodia – che vengono consegnate al giocatore ogni due livelli terminati – sembrano essere l’unico effettivo raggio di luce e la sola cosa in grado di scuotere il povero uomo che si sposta avanti e indietro tra le ombre del suo passato. E poi c’è il finale, davanti al quale è davvero difficile non provare almeno un pizzico di empatia. Non sono uno psicologo, non mi diletto a leggere di psicologia durante il mio tempo libero e sicuramente esisteranno pagine in rete in grado di approfondire l’argomento molto più adeguatamente di quanto ho scritto io. Una cosa però la so per certa: vale la pena acquistare questo gioco appena il prezzo scende della metà.